ITA
L’uomo da quando ha abbandonato l’ambiente naturale è riuscito a costruirsi una realtà su misura. È una realtà fatta di luci bianche, pareti lisce, binari, asfalto scuro e orizzonti nascosti. Un ambiente confortevole in cui sviluppare le proprie ambizioni e passioni. Mura dentro cui trovare le proprie sicurezze e l’idea di una protezione effimera.
Abbiamo costruito ed edificato sopra una natura ostile. Abbiamo piegato le caratteristiche del territorio avvolgendole attorno alle nostre esigenze. Abbiamo asciugato ed abbiamo allagato. Abbiamo abbattuto ed abbiamo ripiantumato. Abbiamo estinto ed abbiamo ripopolato.
Nelle città ideali tutto gira attorno alla figura umana. Gli spazi sono costruiti per facilitare i nostri spostamenti e le interazioni così come le distanze sono calcolate sulla base dei nostri bisogni primari. Ogni agglomerato ha luoghi di lavoro, supermercati, ospedali e banche. Si lavora per soddisfare il bisogno primario della nutrizione e per il mantenimento della salute. La rimanenza della ricchezza generata finisce all’interno di depositi che attraverso i loro strumenti finanziari e in concerto con le istituzioni generano nuovi posti di lavoro ed il conseguente sviluppo dell’agglomerato urbano.
Quello che viviamo rappresenta il fallimento di questo progetto.
Viviamo come forma di intrattenimento la riscoperta degli ambienti naturali e con essi il punto di partenza da cui abbiamo elaborato il progetto della nostra società. La montagna diventa così il luogo in cui poterci isolare e osservare il tempo che scorre nelle valli. Gli spazi aperti di cielo limpido fanno da contrasto con la visione quotidiana a cui ci siamo abituati. Essere in piena armonia con l’aria che ci circonda e respirare con gli occhi nutrendo l’anima. Tutto questo non è solo un piacere passeggero ed istantaneo ma diventa il carburante che ci portiamo con noi per affrontare la realtà urbana. È come se la vita di tutti i giorni diventasse una sorta di limbo nebbioso tra una uscita e l’altra.
Le nostre montagne vivono questo periodo storico di riscoperta e di riconquista in una posizione di fragile equilibrio. 
Le valli alpine iniziano a soffrire gli effetti dell’impatto dell’uomo. I livelli di smog salgono così come la cementificazione per costruire strutture ricettive e turistiche. I rifiuti stanno diventando un serio problema con la conseguenza del proliferare di discariche ed inceneritori anche in alte vallate. I boschi lasciano spazio alle piste da sci e gli animali si trovano costretti a scendere in città e nei paesi per cercare cibo durante i mesi più duri. 
Tuttavia mai come oggi sono forti le associazioni per la difesa dell’ambiente e per la riscoperta del territorio. Il turismo diventa consapevole del segno che lascia e fa di tutto per minimizzare il proprio impatto. In qualche modo sentiamo che dobbiamo preservare la bellezza di cui godiamo calpestandola in punta di piedi.
Humans è un progetto nato con l’intento di mettere in relazione l’uomo e la sua dimensione all’interno dell’ambiente montano. Piccole figure che conquistano grandi vette come in un eterno rincorrersi tra spiriti affini. L’essere umano di Humans non è più il distruttore/costruttore ma è l’osservatore. L’uomo torna ad essere piccolo quando inserito in una realtà che non ha costruito ma solo contribuito a modellare.
Humans è un grande racconto fatto di piccoli personaggi ed il più piccolo di tutti è proprio il fotografo.
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ENG
Since man abandoned the natural environment, he has succeeded in building a reality tailored to himself. It is a reality made of white lights, smooth walls, tracks, dark asphalt, and hidden horizons. A comfortable environment in which to develop ambitions and passions. Walls within which one finds a sense of security and the illusion of ephemeral protection.
We have built and erected over a hostile nature. We have bent the features of the land, wrapping them around our needs. We have dried and we have flooded. We have demolished and we have replanted. We have extinguished species and repopulated others.
In ideal cities, everything revolves around the human figure. Spaces are designed to facilitate our movements and interactions, with distances calculated based on our primary needs. Every settlement has workplaces, supermarkets, hospitals, and banks. People work to satisfy the basic need for nutrition and to maintain health. The remaining wealth generated flows into banks, which, through their financial tools and in concert with institutions, create new jobs and promote the development of urban areas.
What we are experiencing represents the failure of this project.
We now experience the rediscovery of natural environments as a form of entertainment, returning to the point from which we originally conceived our societal project. The mountains thus become a place where we can isolate ourselves and observe the passage of time in the valleys. The wide, clear skies stand in contrast to the everyday sights we have grown accustomed to. Being in perfect harmony with the surrounding air, breathing with our eyes, and nourishing the soul. All this is not merely a fleeting pleasure, but becomes the fuel we carry with us to face urban reality. It is as though everyday life becomes a kind of foggy limbo between one escape and the next.
Our mountains are experiencing this period of rediscovery and reconquest in a position of fragile balance.
The Alpine valleys are beginning to suffer from the impact of human activity. Smog levels are rising, as is the concrete sprawl to build tourist and accommodation structures. Waste is becoming a serious issue, leading to the proliferation of landfills and incinerators even in high valleys. Forests are giving way to ski slopes, and animals are being forced to descend into cities and towns in search of food during the harshest months.
However, never before have environmental defense associations and the rediscovery of the land been as strong as they are today. Tourism is becoming more aware of the traces it leaves behind, doing everything possible to minimize its impact. In some way, we feel the need to preserve the beauty we enjoy, treading lightly on it.
Humans is a project born with the intent of exploring the relationship between man and his place within the mountain environment. Small figures conquering great peaks, as if in an eternal chase between kindred spirits. The human in Humans is no longer the destroyer/builder, but the observer. Man becomes small again when placed in a reality he did not build, but only helped to shape.
Humans is a grand narrative made up of small characters, and the smallest of all is the photographer himself.
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